La notte metafisica

C’è un tempo che è anche un luogo, come un luogo che pervade e delimita, ogni tempo. Il tempo/luogo della Notte.

Il calare del sole, segna il momento del passaggio, il tempo che scorre e va, segnando i rintocchi della malinconia e di forze che incedono nella mente. La notte, tuttavia, non inizia, o meglio, non è solo il calar del sole, come se si risolvesse tutto nel passaggio dalla luce solare alla luce elettrica. La notte è anche un tempo/luogo, un tempo scandito dal silenzio dell’inconscio.

A tutti noi capita, prima di andare a dormire, di vedere la nostra giornata passata che sfreccia sui volti e sulle parole delle persone incontrate. E i volti e le parole iniziano a mischiarsi con la fantasia di ciò che è stato detto come anche di ciò che non è stato detto, di ciò che avremmo voluto farci dire come di ciò che non ci avremmo voluto ascoltare. Visioni, immaginari, sogni che confondono la realtà con l’immaginazione, aprendo mondi e riflessioni che mai ci saremmo attesi. Sogni che scolpiscono il silenzio intorno a noi, immaginari che fendono il velo dell’invisibile per palesarsi dinanzi al nostro sguardo, liberando energie e potenziali che avevamo lasciato sopiti.

È la Notte Metafisica dove la parte più vera di noi emerge. Non la parte peggiore o la parte migliore, ma quella più vera. Una metafisica perché va oltre tutto ciò che avevamo separato durante il giorno, tutto ciò che avevamo codificato, chiarito, identificato durante la chiara luce del giorno sociale. Tutto ciò che ci sembrava impostato e razionale, ecco che svanisce, ecco che si scioglie in rivoli confusi di tenebre, rancore, eccitamento, gioia e soddisfazione. La Notte Metafisica è quel momento in cui non c’è qualcosa di giusto o di sbagliato a cui pensare, qualcosa di moralmente corretto o legalmente approvato. Ma tutto si gioca nell’immaginario della nostra testa, che svela dinanzi alle coperte i nostri desideri più profondi, di cui ci vergogneremmo anche a parlarne fra amici. Metafisica, dunque, perché siamo al di là del bene e del male, delle convenzioni e delle paure di essere noi stessi. Una Notte che affascina la cultura surrealista, ancora oggi. Scrive Alessandro Cappabianca per Uzak:

A livello grafico e pittorico, nella Notte Metafisica surrealista, hanno luogo le più strane combinazioni, prendono vita gli ibridi più inusitati: uomini/toro, animali antropomorfi, corpi compenetrati in amplessi con scambio reciproco e (con)fusione d’organi,  donne/pesce e pesci/donne, occhi stampati su mani, su pendole, su metronomi, mani munite di occhi, statue che si animano, orologi molli, volti bendati di amanti che si baciano, bocche femminili simili a sessi, ecc. ecc. ecc. È il segno grafico stesso, è la forma, è il colore, che si fanno metamorfosi, aspirano a modificarsi sotto l’effetto della visione, esprimono, anzi sono, un molteplice che salta agli occhi. La mano è l’occhio, l’occhio è la mano, ambedue prodotti di allucinazioni. Il mistero. Il grottesco. Il sogno. La notte. Niente natura, né viva, né morta. Il mondo non è altro che un serbatoio di sogni. Le visioni appaiono anche di giorno, nell’ora assolata meridiana, e la rendono magica, come illuminata da un sole nero. A livello cinematografico, invece: nuvole che tagliano la luna, rasoi che tagliano occhi, mani brulicanti di formiche, asini putrefatti, androgini in bicicletta, lotte di scorpioni, specchi nei quali si è risucchiati, amanti in fuga, ostacolati dalle mille trappole della repressione perbenista. Più tardi, cene continuamente interrotte, in ristoranti dove qualcuno è appena morto. Batacchi di campane come teste oscillanti…[1]

Un mondo meraviglioso, insomma, non meno reale di quello che viviamo nel quotidiano correre da una parte all’altra, ma perché ci desta stupore e, spesso, ci ridesta anche dal sonno. Un mondo che ci abita, che è nascosto dentro di noi e che affascina per la ricchezza di prospettive che apre, gettandoci solo un po’ di luce all’interno, senza disturbarne troppo i fantasmi. Una luce che è quella della metafisica, di un pensiero in movimento, che non si lascia irretire dalla morale, che non si fa spaventare da ciò che potrebbe incontrare. Ma un pensiero che si incuriosisce per la meraviglia che siamo, per la bellezza che si cela nella notte e che nella notte si rivela. Un pensiero che evoca la notte e ci lascia essere, anche se per qualche minuto, solo noi stessi. Senza obblighi, senza barriere, senza imposizioni, ma nella infinita solitudine di un luogo/tempo immerso nel silenzio. In attesa di dormire.

Matteo Losapio

 

[1] A. Cappabianca, La notte metafisica in Uzak. Trimistrale online di cultura cinematofragica. https://www.uzak.it/rivista/uzak-35/della-notte/la-notte-metafisica.html