“Universi-DAD”: università in didattica a distanza

Questo neologismo potrebbe quasi risultare un ossimoro. Prima della pandemia da Sars- Cov-2, nessun bambino, adolescente, adulto o anziano avrebbe mai pensato che la propria vita potesse cambiare così radicalmente. Senza preavviso. Immaginate un giovane universitario che scopre, da un momento all’altro, di dover continuare i propri studi telematicamente. Com’è possibile frequentare l’università, da sempre pensata come una “comunità fatta di persone”, in didattica a distanza? Com’è possibile essere in una classe frequentata da più di cento persone, ma allo stesso tempo non avere nessun compagno di banco? Sembra quasi un’assurdità. In realtà sappiamo bene che non lo è. Parallelamente alla diffusione del virus, si sono sviluppati nuovi metodi per permettere ai giovani, e a tutto il resto della popolazione, di continuare a svolgere i propri lavori, impegni ed interessi “da remoto”.

Per gli studenti universitari questo cambiamento è stato assolutamente negativo?

Ovviamente come tutte le novità ci sono dei pro e dei contro. Sicuramente seguire le lezioni da casa può essere considerato un “lusso” e un “comfort”: basti pensare che ci si può svegliare poco prima dell’inizio delle lezioni ed essere in grado di seguirla anche abbastanza bene perché si ha una visuale ed un’acustica ideale. Come se ci si sedesse sempre al primo banco. E in alcune classi la prima fila bisognava “guadagnarsela”! Inoltre non si ha il problema di preparare uno spuntino per la pausa pranzo; non ci si carica sulle spalle libri o computer per seguire le lezioni; non bisogna rispettare orari di treni, bus o circolari per rientrare e nemmeno preoccuparsi di rifare l’abbonamento. Per di più c’è la possibilità di  seguire le lezioni in differita, potendole quindi recuperare o riascoltare.

A fronte di queste comodità si è dovuto rinunciare al lato più bello dell’università ovvero conoscere chi la frequenta. Entrare in contatto con altre persone, fare nuove amicizie, conoscere le usanze e le tradizioni di gente che abita a venti, cinquanta, cento chilometri di distanza, sono esperienze che arricchiscono e danno una nota di colore ad un percorso che comporta sacrifici ed impegno. Anche il confronto tra la preparazione di coetanei che hanno studiato in città diverse è parte integrante della formazione di un giovane.

Lo studio realizzato con la DaD potrebbe risultare penalizzante per gli studenti che non hanno i mezzi necessari per affrontare le lezioni, quotidianamente e serenamente, con questa modalità. Si pensi a chi deve condividere i dispositivi con fratelli o sorelle più piccoli, anche loro impegnati con la didattica a distanza. Ad ogni modo la soluzione, in queste situazioni, è la possibilità, come detto prima, di registrare le lezioni e riascoltarle in differita.

A causa dello sviluppo della pandemia sono venuti meno i laboratori pratici, i tirocini formativi e tutte le attività che richiedono la frequenza di un determinato luogo, con particolari strumenti e personale qualificato. Ovviamente l‘università ha trovato soluzioni alternative a queste attività che, tuttavia, non hanno la stessa valenza.

Sebbene la didattica a distanza che, in questo momento storico, supporta la formazione di ogni singolo studente presenti dei lati positivi, questi non saranno mai sufficienti per preferire una chat ad una chiacchierata, una videochiamata ad un incontro ed un abbraccio virtuale ad uno vero.

Simona De Toma